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Dall'uscio spalancato della stanza, l'occhio dominava la ripida caduta della costa e si perdeva nell'infinito del cielo e del mare. I tre commensali, seduti attorno alla tavola mezzo sparecchiata, tacevano, assorti in una profonda contemplazione, e leggermente inebriati, più che dal vino di fuoco che un raggio di sole accendeva nei bicchieri, dalla vista grandiosa, dalla intensa e quasi ipnotica fissazione del perduto orizzonte. La pace era profonda: non una voce, non un movimento; le barche dalle alte vele latine parevano immobili, nella distanza.
Fritz Eisenstein, l'ospite, si scosse dal suo torpore, e passando una mano nella selva della sua capigliatura, esclamò: