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Alle cinque della sera, dopo una giornata di lavoro indefesso, cominciato a tavolino con l’alba, proseguito nelle aule affollate di San Firenze, ripreso a casa fra il succedersi dei clienti, Carlo Landini si sentiva vinto da quella specie di stanchezza morbosa particolare ai lavoratori del pensiero.
L’esercizio prolungato dei muscoli, il consumo fisiologico, sono certo causa di sensazioni penose; ma basta che lo sforzo si arresti, che l’organismo sia abbandonato all’inerzia, perchè un profondo benessere, un sollievo quasi voluttuoso guadagni tutte le fibre. Il lavoro dello spirito non conosce queste tregue ristoratrici; l’attività cerebrale, una volta destata, non si può più arrestare; le idee succedono alle idee, le imagini alle imagini, secondo una legge di