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Dall'alto della cupola, l'anima di Donato del Piano spicca i suoi voli liberamente. La porta aerea è sempre dischiusa, il padre guardiano dorme, la notte è profonda. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Silenzio! La voce riprende.
Era un'alba di primavera: il primo apparire della luce sulla terra dormente e silenziosa mentre le stelle impallidivano in cielo. Ella moriva, e tutt'intorno risuonavano le nenie ed i lamenti. Perchè piangevano? La gioia rientrava in lei a misura che l'istante si avvicinava, e quando il primo raggio di sole lampeggiò come una spada, l'anima sciolse il suo volo. Pura, gioconda, libera, volava incontro al sole. Nelle chiarezze diafane, nelle luminosità iridescenti, le anime volano eternamente, in cerca delle anime predestinate. Quando s'incontrano, inni di trionfo risuonano per l'etere, echeggiano pei cieli profondi.... «Vieni dove io ti aspetto, dove t'aspetta il gaudio, dove ogni brama è paga. Ascolti tu queste voci?...» Dolci, teneri, soavi, dei sussurri si levano intorno. Sono le anime amanti, le disposate anime, che si dicono eterne cose. «Impara questo linguaggio; che tu mi comprenda, che tu mi risponda. In alto! in alto! in alto!...» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .