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desimi gesti servono a diversissimi uomini, per diversissimi motivi in diversissime circostanze, si vede quanta poco probabilità di successo vi sia nel desumere dagli indizii esteriori il processo latente che si svolge nelle singole coscienze. Se si riflette ancora che noi stessi non ci sappiamo spesso dar conto di noi stessi, l’impresa apparisce in tutta la sua ingrata difficoltà. Le ricostruzioni psicologiche dei romanzieri, pertanto, sembrano poggiate sopra una base poco solida e risultanti da induzioni più o meno possibili; e, in fondo, anche quando lo scrittore non parla di sè stesso, la sua analisi altruistica si risolve nel prevedere simpaticamente ciò che, nella pelle dei suoi personaggi, egli stesso proverebbe e penserebbe. I realisti, invece, presumendo di dar l’impressione del reale, fanno agire i loro personaggi, riproducono ciò che in essi è apparente, lasciando ai lettori l’imaginare quel che vi si passa internamente; tal’e quale come nella realtà, in cui noi vediamo degli uomini e delle donne che parlano e che si muovono, e non delle anime messe a nudo e starei per dire scorticate. Cercando di fare intravedere le modificazioni interiori dai segni esterni, rappresentando una situazione d’animo con un gesto o con una parola che la riassumono, si può ben dire che i realisti, invece dell’analisi psicologica, procedono per mezzo della sintesi fisiologica.

Molte di queste cose, in forma diversa, sono state recentemente dette da Guy de Maupassant, con l’autorità che gli viene dalla forte produzione, nella prefazione di Pierre et Jean. Ma il Maupassant, pure ammettendo la legittimità dei varii metodi, tiene troppo al suo e lascia intravedere assai chiaramente le sue preferenze. Per essere veramente disinteressati, dopo la critica dell’analisi psicologica, bisognerebbe farne la difesa. Un analista, infatti, potrebbe rispon-