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fatto quel giorno. Sostenne il mio sguardo: perchè le facevo quella domanda? Le dissi io quello che aveva fatto. Negò altamente, mi accusò di prestar fede alle calunnie. Allora, io le ripetei tutti i particolari della lettera, e come li enumeravo, ella si turbava. Finì per ricascare sulla sedia, col viso tra le mani. Continuando, io le dissi: «Perchè hai fatto questo? Avevi da lagnarti di me? delle rappresaglie da esercitare? Non mi accettasti tu forse di tua libera elezione? Ti ho forse voluto bene meno di prima? Non ti avevo lasciato libera di andartene? Che cosa ti ho fatto?»

«Qui, mi cadde ai piedi, domandandomi perdono. Non c'era stato nulla di male, me lo giurava dinanzi a Dio; era andata perchè quell'altro minacciava di ammazzarsi, di fare uno scandalo, di provocarmi. Era stata leggera, ne conveniva; avrebbe dovuto consigliarsi con me; se ne pentiva amaramente, mi domandava perdono....

«Sì, il perdono.... Ero io sicuro che ella non avesse ragione, che non l'avessi sospettata a torto?... Poi, io non potevo cacciarla via, io non potevo vivere senza di lei....

«Di questo ella ora mi minacciava. I miei sospetti l'avevano offesa, ed il perdono non era bastato. Ella era diventata irritabile,