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72 italia e grecia nelle lettere di giorgio byron


teralmente, o non tradurre del tutto»: e il Delachaume annota: «Ricciardetto, poema cavalleresco in 30 canti di Fonteguerri....» Poniamo che questo sia uno svarione tipografico; c’è dell’altro. Il Byron, innamorato dell’idioma gentile, «soave latino bastardo che si strugge come baci in bocca femminea, che fluisce come se si dovesse scriverlo sopra serica stoffa, con sillabe dalle quali traspira tutta la dolcezza meridionale, con vocali carezzose, scorrenti e fuse così bene che neanche un solo accento riesce stridente», il Byron, dunque, con tanto amore per la lingua nostra, adopera spessissimo, in queste sue lettere familiari, frasi e parole italiane che il Delachaume lascia accortamente intatte; soltanto, quando vuole riferire ai lettori francesi il significato di «seccatura», spiega: «Seccatura signifie sécheresse, stérilité....»

I.

Fatte queste osservazioni al traduttore, qualche altra è da muovere al presentatore dell’elegante volume. Nella prima pagina del quale il Clemenceau parla del «romanticismo importuno che vela l’ardente sincerità della vita del poeta». E certo il romanticismo del Byron può essere giudicato importuno ora che quello stato