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68 l'adriatico e le due sicilie a campoformio


giunto che «lo sviluppo preparato di tutte le nostre più straordinarie forze è una necessità assoluta alla nostra sicurezza». Poi aveva insistito: «Le misure di forza prese in tempo e portate fino al maggior grado di possibilità sono le vere basi su cui è indispensabile d’appoggiare la nostra sicurezza....» E poi ancora: «La salvezza in queste deplorabili circostanze non ha altro possibile appoggio che la forza....» E poi ancora: «Purtroppo vedo realizzarsi il mio timore ed il bisogno delle misure estreme....» E poi ancora: «Una energia straordinaria, dirò anche eccessiva, è necessaria per salvarci....» Quasi in ogni suo dispaccio Alvaro Ruffo tornava su questa necessità. Era la vera, la sola àncora della salvezza. Perchè mai, l’anno innanzi, il principe di Belmonte aveva ottenuto che la Francia vittoriosa rinunziasse alle più gravose pretese, se non per la dimostrazione di forza fatta dal Regno con i vascelli e i soldati mandati a Tolone ed in Corsica, con i reggimenti del principe di Cutò schierati in Lombardia? «Sapete che hanno quattro eccellenti reggimenti di cavalleria che mi hanno cagionato molto male», aveva confessato Napoleone Bonaparte al Miot, ministro di Francia a Firenze, «e dei quali mi preme sbarazzarmi al più presto possibile?...» Dopo quella prova, il generale non si sentiva di eseguire le istru-