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46 un condottiero francese a napoli

e narra con singolare efficacia la drammatica situazione in cui si trovò — «il momento più grave di tutta la mia vita» — quando, dopo il felice successo del combattimento di Civita Castellana, dove i Napolitani conquistarono le alture alla baionetta, e sul punto d’impegnare la battaglia che doveva ributtare i Francesi oltre il fiume, ricevette l’ordine, portante la data del 10 dicembre, di ritirarsi immediatamente dietro Roma in seguito allo scacco patito dal Mack, e di trovarsi il 12 a Velletri: ordine e notizie che, per un fatale ritardo, gli pervenivano il 13 a sera! Isolato dal grosso dell’esercito in rotta, a cinquanta miglia dal punto in cui avrebbe dovuto trovarsi fin dal giorno innanzi, senza la possibilità di far conoscere il ritardo del messaggero e di chiedere quindi altre istruzioni, il Damas si salvò e salvò il corpo d’esercito posto sotto il suo comando con la bellissima mossa di fianco sopra Orbetello, allora possessione del Re di Napoli. La marcia notturna con la quale egli la iniziò fu talmente accorta, che il comandante francese dichiarò di esserselo visto «sgusciare tra le mani come un pezzo di sapone», e del buon esito delle azioni compite durante la ritirata egli attribuì il merito ai suoi soldati; ma il merito fu anche suo, poichè quelli obbedienti ad altri capi meno valenti e meno accorti non si portarono bene. A Toscanella i suoi si mantennero saldissimi perchè egli seppe