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l'austria nei giudizii d'un suo alleato 33

la sua mano si sarebbe irrigidita prima di dare a stranieri il consiglio di entrare in Francia «senza la certezza che aspirino soltanto ad una pace solida e che nessuna idea di conquista li governi», e se, cercando ovunque una nuova patria e non trovandola in nessun luogo, credendo di poter fuggire la lava dilagante dal vulcano francese via per il mondo, e sentendosi sempre raggiunto da quella, pensò e scrisse un giorno: «I piedi mi bruciano ovunque mi fermo; presto non mi resterà altro rifugio che nel cratere di Francia...».

Il militare di professione, del resto, non poteva non ammirare l’impeto straordinario e gli sforzi sovrumani dei generali della Repubblica, «l’ardore che conduce alla conquista del mondo»; e se, da legittimista convinto e inconvertibile, egli condannò in Napoleone l’usurpatore del trono di San Luigi, fu compreso anche di tanta meraviglia per le grandi cose compite dal capitano immortale, da esclamare con simpatica ingenuità: «Perchè non è egli Borbone!...»

Simpatica propriamente riesce la figura di questo singolarissimo campione della causa dei Re, il quale non si lascia intanto accecare dalla fede monarchica, ma critica lo stesso Re suo, pure servendolo, e, pur combattendo la Repubblica, domanda a sè stesso, considerata