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24 una asburgo in italia


di cui sono capace», che ha bisogno di farsi «dimenticare», che invidia chi «zappa la terra», che non chiede altro se non «una pensione, un giardino, qualche libro, i pennelli, le matite, un pianoforte», per vivere meditando e componendo le sue memorie, e che farà incidere sul portone della sua casa: «Qui non si parla nè di monarchi, nè dì governi, nè di politica, e neanche delle notizie delle gazzette»; ma tutte le volte, ed ogni volta più ostinatamente, riprende, vuole riprendere, muove cielo e terra per riprendere il suo posto, e giura che sosterrà la sua parte «finchè ci sarà olio nella lampada», che lotterà «finchè avrò una goccia di sangue nelle vene», che compirà il suo dovere «fino alla tomba»!

Ella stessa dà la chiave di questa continua e stridente contraddizione. «Se fossi soltanto privata cittadina, mi piegherei facilmente.... ma Regina!... Parlerò, e il mondo intero mi restituirà la sua stima. Sono la figlia di Maria Teresa!...» Il male è che, essendo figlia di Maria Teresa, volendo levarsi all’altezza della madre, non le tocca i ginocchi. I suoi disegni politici sono un arruffio, un guazzabuglio di assurdità. Arriva ad avere una singolare visione: l’Italia fiorente, rifiorente, affidata ai posteri uniti e concordi in modo da rendere impossibile che «la bella contrada» sia soggiogata mai più: ma sono idee «inutili», riconosce, che non po-