Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/246

guerre de France et d’Italie, e De l’autre côté des Alpes: sur le front italien, dove «quei Francesi che troppo spesso parlano un poco leggermente dell’Italia» possono apprendere che questo paese del «languore dei sensi» è anche il paese dei forti propositi, dei magnanimi ardimenti, dell’indomito coraggio e dell’eroismo sublime.

Nelle sue visite per le città e le campagne della zona di guerra, il Faure non può dimenticare d’essere artista; ma il cittadino della nazione alleata, l’ammiratore dello sforzo italiano pensa al passato bellicoso di Brescia dinanzi alla sua Vittoria e vi trova una promessa ed un simbolo; ricorda gli studii fatti sulla scuola di pittura a Bassano, ma esalta la virtù guerresca della città; giudica che i palazzi merlati non sembrano più, come un tempo, fuori posto nella Treviso cui gli apparecchi di guerra hanno oggi conferito un nuovo aspetto di forza; ammira le pittoresche vedute delle Alpi carniche, ma anche più gli «splendidi» alpini che ne custodiscono i passi, ed il «miracolo» del nostro organamento militare; chiede anche a sè stesso, rileggendo il Carducci, quali parole il poeta di Ça ira troverebbe per cantare la Marna e Verdun, «in quella stessa regione dell’Argonna e della Mosa che tanto giustamente chiama Termopili della Francia». «Se egli vivesse ancora», soggiunge, «noi ci volgeremmo