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sa a sciogliere inni al corpo. Ubbriacati dalle lodi che il mondo aveva loro tributate, i Tedeschi hanno preso coscienza di sè, e la febbre dell’orgoglio li ha assaliti. Ma, dopo la prima ebbrezza, si sono guardati attorno: hanno visto che il loro paese è chiuso, in terra, tra la Francia e la Russia, e che l’Inghilterra lo blocca dal mare. "Hanno cercato allora quale grande pensiero portassero in sè per rinnovare il mondo, e hanno trovato la teutomania...." La parola è pronunziata dal Quinet nel 1842, e gli serve per intitolare il nuovo articolo, nel quale l’autolatria, già entrata nel cuore della Germania prima ancora di aver conseguito l’unità politica ed ottenuto il predominio militare, è denunziata con parole gravi. Ma più gravi di tutte, veramente terribili, sono quelle che il polemista scrive dall’esilio, nel 1867, dopo Sadowa.

In questo nuovo studio, intitolato Francia e Germania, egli comincia con l’avvertire che la vittoria prussiana non è soltanto il segno d’una crisi, che è anzi la rivelazione "di un nuovo stato del mondo". L’unità tedesca non può più essere impedita da nessuno, ma essa non si viene conseguendo "con la giustizia e la libertà, bensì con l’ingiustizia e l’arbitrio". I Tedeschi sono ora convinti di aver conquistato il dominio degli spiriti in Europa, "e tengono per fermo che tutto emana da loro: scienza, poesia,