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parte la capitolazione di Metz ci ha naturalmente nociuto molto come effetto morale, e, militarmente parlando, se ne è concluso che, non avendo più esercito regolare da opporre al nemico, la nostra resistenza non è più se non un atto d’inutile ostinazione....". Dopo aver notato alcuni sintomi di migliori disposizioni alla notizia dei nobili sforzi della Difesa nazionale, ed accennato allo scambio di note delle grandi Potenze, il Gabriac osserva: "Se la guerra durerà ancora a lungo, mi sembra probabile che non vi sarà altra politica tranne quella delle cupidige individuali, con appena qualche intermezzo. Del resto sarà la stessa che è moralmente prevalsa dopo lo schiacciamento della Danimarca e di cui noi portiamo oggi la pena, senza speranza di risollevarci interamente, finchè le due grandi nuove agglomerazioni uscite da questo disordine, il germanesimo e lo slavismo, si urtino in una lotta suprema da cui spero che saremo tanto abili per fare nuovamente uscire il regno della giustizia e del buon senso....".

E la Russia disse pure una buona parola; il Cancelliere dello Zar consentì che il Gabriac partecipasse a Giulio Favre, ministro degli affari esteri della Repubblica, che "il desiderio della Russia di vedere risparmiate alla Francia le cessioni territoriali non era ignoto a Berlino". Ma poi, con la totale distruzione delle