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guerra sarà inevitabile. Essa potrà andar male, nonostante il valore dell’esercito nostro, e non bisogna correre il rischio. Bisogna porre da parte il desiderio di disfare ciò che fu compiuto a Sadowa; bisogna aspettare il giorno delle future e immancabili usurpazioni prussiane.... Mi si rispose che avevo ragione, ma che disgraziatamente non credevano possibile ottenere il sacrifizio della candidatura Hohenzollern. Replicai che si sarebbe ottenuto, ma che bisognava contentarsene....".

Fu ottenuto, infatti, come egli assicurava; ma, sciaguratamente, come egli stesso temeva, non bastò. Il dispaccio spagnuolo annunziante la rinunzia del Principe prussiano produsse un tripudio di gioia nell’Ollivier, ma non valse a soddisfare gli ultrabonapartisti, cui non importava affrontare la guerra, che volevano anzi affrontarla, sperando di affermare, con una segnalata vittoria sul nemico di fuori, il regime imperiale minacciato e minato dagl’interni avversarii. "A capo di cotesto partito si trovava il maresciallo Leboeuf, brav’uomo, soldato eccellente, ma ebbro d’ambizione e politico molto leggero. Tutti i bonapartisti si sono messi dietro di lui ed hanno fatto risonare il Gabinetto di grida furenti. Resta a sapere se l’Imperatore è stato più trascinato che non trascinasse. Fatto sta che i pacifici, formanti la maggioranza e guidati dallo stesso Ollivier, si sono lasciati