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I.

La domanda preliminare, la più generale e comprensiva, è questa: come mai un esercito di 124000 soldati, con 25000 cavalli e 300 cannoni, comandato dal primo capitano del secolo, forse di tutti i secoli, è in soli quattro giorni disfatto, distrutto, dissolto?

Gl’idolatri hanno detto che il piano dell’Imperatore era infallibile; Adolfo Thiers afferma che la fatalità soltanto potè sconvolgerlo. La fatalità ha spalle da regger some anche più gravi di questa. Ma poichè nessuno l’ha vista ancora in faccia per chiamarla alla resa dei conti, e poichè il più prepotente bisogno, nelle avversità, è quello di addossarne a qualcuno la colpa, così anche di Waterloo si sono cercati e, naturalmente, trovati i capri espiatorii. Tutta una scuola addebita il disastro ai luogotenenti, o disertori come il Bourmont che passa al nemico con lo Stato maggiore della sua Divisione all’inizio della campagna, o insolitamente malaccorti, subitamente intimiditi, straordinariamente inabili, come Ney ai Quatre-Bras, come Grouchy a Wavre.

Il Lenient dimostra che i traditori non giovarono al nemico, e distrugge le accuse rovesci