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i. — il principe di Ligne 103

compatibilità mentale e morale che lo divideva dai supremi reggitori della milizia e della monarchia degli Absburgo.

L’impossibilità di uniformarsi ai responsi dei Consigli aulici, di chinare la schiena nelle anticamere della Corte, di compiere le bassezze necessaire a farsi avanti, lo persuase ad appartarsi: due volte lo andarono a cercare per offrirgli il comando contro Napoleone Bonaparte; tutt’e due le volte gli anteposero «quattro invalidi» che si fecero battere uno dopo l’altro, «quattro poveri ignoranti che avevo avuti sotto i miei ordini ed ai quali, eccettuato il Clerfayt, non avrei affidato neanche tre battaglioni». Un’altra volta lord Grenville, residente inglese a Berlino, chiese al primo ministro austriaco, il barone Thugut, di affidare al Ligne il comando dell’esercito del Reno: la proposta britannica non fu neanche trasmessa all’Imperatore. Un’altra volta il principe fu invitato dal Re di Sardegna, con la promessa che sarebbe stato preposto al comando supremo delle forze piemontesi a condizioni eguali a quelle dell’esercito imperiale: questa volta il Thugut cominciò col sorridere graziosamente, come sul punto di consentire; ma poi, tratta una riverenza all’inviato sardo, che era il conte di Castellalfieri, volse ad altro tema il discorso. Il presuntuoso Cancelliere non poteva perdonare lo spirito mordace col quale il Ligne aveva fatto ridere