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aveva in consegna la chiave della casa e che da due giorni non vedeva tornare lo zio. Comparve sulla sera anche don Ciccio Scuotto, il famoso «paglietta» o avvocato dei preti, che aveva ricevuta la lettera di don Cirillo. Aprì la casa, in mezzo al gran bisbiglio delle comari spettinate, che strologavano sull’accidente. Il prete mancava da casa da giovedì; Ciamminella l’aveva veduto uscire all’alba e non era più tornato.
Gennariello, che aveva fatto un debito per giuocare i numeri dello zio prete, restò istupidito tutta la sera e non gli si potè tirar fuori una parola di bocca.
La gente lo compativa.
— Va, credi alla carità dei parenti, povero martire! A te ha dato i numeri falsi, perchè sei figliuolo di sua sorella, e ha dato i buoni al marito di donna Chiarina.
— Sposa amorosa e fresca, — cantarellava l’acquaiolo. — Chi non regala volontieri qualche cosa a una bella donnina?
— Son cose in cui c’entra il diavolo, Ciamminella, e non vorrei toccare un soldo di quei denari.
— Nemmeno io, Carmela. Chi compra la fortuna vende l’anima.
Nè minore era la folla e il subbuglio davanti alla bottega di Filippino.
Il poveruomo, portato a casa mezzo morto, trovò la moglie mezza morta nel letto. Tutta la do-