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Erano le sette quando egli si accorse ancora di aver fame. Non aveva toccato cibo tutto il giorno, e ora si sentiva quasi le vertigini, le gambe e le braccia stracche.... le braccia specialmente.
Pensò di pranzare al caffè dell’Europa.
Dieci minuti dopo un cameriere, lindo e lucido come un lord, attendeva i suoi comandi in una bella sala piena di specchi e rilucente di oro. Molti stranieri e qualche diplomatico finivano di pranzare a una tavola comune. In un vicino salotto i due sposini tedeschi susurravano parole dolci a una melarancia che stavano sbucciando, toccandosi fronte a fronte. L’assassino entrò con passo risoluto, coll’occhio altiero dell’uomo abituato a vincere, e andò a sedersi a un tavolino, accolto con rispettosa premura dal cameriere, azzimato anche lui come uno sposino.
Il barone era conosciuto anche all’Europa come un uomo sempre più splendido coi camerieri, quanto più era grosso il debito ch’egli aveva col padrone. Scorse la lista dei piatti, segnò tre o quattro cose colla punta del coltello e disse solamente:
— Vino!