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Una grande risata tenne dietro a queste parole.

Usilli fece uno.

Santafusca toccò col mignolo e fece centomila!

— Ciò avviene sempre quando si giuoca per baia. Ma se tu avessi cento lire in tasca, Santafusca, vedresti che il tuo diavolo te le ruba tosto.

— Chi mi dà cento lire sulle corna del mio diavolo? — chiese «u barone», guardandosi intorno.

— Io te le do, Santa, giuoca, — disse il marchese di Spiano, che, entrato in quella, aveva assistito al giuoco.

— Bravo, Vico. Giuochiamo queste cento lire.

Usilli fece tre.

«U barone» fece cinquecentomila.

Nuove risa e nuovi clamori.

— Non voglio il tuo denaro adesso, — disse il fortunato vincitore. — Ma promettimi di giocare almeno una volta per cento lire stasera, in una partita di picchetto o a scopa.

Usilli si tenne obbligato per la sera. Santafusca bevve ancora una volta, e animato dalle ciarle, dal liquore, dalla fortuna, ritrovava al di sotto delle macerie le grazie del suo vecchio spirito di gentiluomo. E si stordì tanto bene che, uscendo e scendendo per Toledo in mezzo al via-vai delle carrozzelle e della gente, riuscì quasi a dimenticare il suo prete.

Non fu che rientrando in casa che riprovò un