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— Che non puoi restituire quindicimila lire al Sacro Monte delle Orfanelle?

— Spero di ottenere una dilazione.... — mormorò il barone, chinando gli occhi. — Ma parliamo di Marinella. Che fa questa scellerata? dopo che la fortuna mi ha voltate le spalle, dice ch’io sono un brutto peloso. E Lellina è ancora fedele a di Spiano? O di Spiano paga e tu....

— Che cosa dici, Santa? Non farei un peccato di desiderio per Lellina.... Bevi un assenzio?

— Marinella mi vuol bene! — esclamò il barone, mentre ingoiava d’un fiato un bicchiere di assenzio verde come lo smeraldo, che riscaldò la sua voce. — Marinella non odia che la mia sfortuna. Ma voglio fare un patto col diavolo come il vecchio Faust. L’anima mia gliela cedo tutta per un buon asso di picche, su cui abbia puntato centomila per tre volte. Ti pare che faccia pagare troppo cara l’anima di un peccatore di spirito? Vuoi provare intanto chi di noi due deve pagare l’assenzio? Aspetta, lasciami invocare il mio diavolo protettore.

I due signori si accostarono alla piccola roletta posta sul banco.

Il marchesino d’Usilli mosse la roletta e fece tre.

«U barone» fece diecimila.

— Vedi se non ho il diavolo con me?

— È un caso, si sa. Ecco, vedrai ora che il mio angelo custode mi dà....