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de come schiacciato sul mucchio, senza dare un gemito, e rotolò quasi da sè nella cisterna.
«U barone» gliene assestò un altro, che avrebbe spezzato un capo di bronzo, non che la piccola testa dell’infelice, che si ruppe come una vecchia noce. Il libro cadde, si aperse, e molte cartelle si sparpagliarono sui mattoni.
Il barone vide insieme alle cartelle molti biglietti grandi di vario colore, che acciuffò, cacciò in tasca, insaccandoli a più riprese, finchè la tasca fu gonfia.
Colla vanga spinse il morto e il libro in fondo alla cisterna, profonda tre metri. Il corpo piombò nel molliccio con un rumore molle e pastoso.
Egli prese un badile ch’era lì; e dentro sabbia, dentro sabbia! Colla sabbia buttò anche della calce, poi ancora della sabbia.
Lavorava con alacrità di dieci uomini. Poi sollevò colla forza erculea delle sue braccia una grossa pietra già preparata, che doveva ricoprire l’imboccatura. Ve la collocò come si muove e s’impasta un foglio di carta sopra un vetro rotto. Prese ancora il badile, spinse sulla pietra della sabbia, dei mattoni, e poi sabbia ancora, ne fece un mucchio e finalmente si guardò intorno....
Era solo! La sua fronte stillava un freddo sudore. Cinto da tre parti da un muro alto, non aveva davanti a sè che l’imboccatura di una cieca scuderia. Ascoltò e sentì un gran silenzio. Sol-