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— Quando? — seguitava a ripetere una voce ostinata, ma l’occhio era fisso.

Il suo prete, veniva, passo passo, su per la salita, col mantello raccolto e le braccia strette intorno al libro, col bel cappellino nuovo.... aperto al vento.


*


Salvatore, passando accanto alla Canonica, vide don Antonio, il prete della pieve, in maniche di camicia, occupato a lavar la faccia ai quattro santi d’argento, che dovevano splendere sull’altare il giorno della domenica in albis, in cui si celebrava una delle feste principali del paese.

Il buon vecchietto viveva tutto in quella sua cura. Da quarant’anni il suo pensiero non andava più in là del cimitero, che segnava il confine della parrocchia, e tre generazioni erano quasi passate nelle sue mani.

Don Antonio, collocati i quattro santi sulla panchina di pietra esposta al vivo raggio del sole, mesceva in una ciotola una certa poltiglia di pomice e gesso, che poi passava sul viso dei santi, come se facesse loro l’insaponata per la barba.

Vedendo venire Salvatore, cominciò a ridere e a burlarsi di sè.

— O Salvatore, non dite ch’io faccio la barba