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un fatto tanto importante, aizzato da una parte dalla paura e dai debiti, aizzato dall’altra da diaboliche suggestioni, disposto a tentare un gran colpo, ma ancora in sospetto di non aver provveduto abbastanza; quel silenzio profondo, quelle ore eterne, quel letto duro imbottito di stecchi, tutto ciò non doveva lasciarlo dormire.

Ma d’altra parte la mente si sprofondava in sogni che non avevano nulla a che fare colla realtà.

Il prete era ricco e pauroso; minacciato, tormentato, avrebbe comperata la sua salvezza col suo sangue, cioè col suo denaro. Ma come si doveva fare? e poi? e se il prete l’avesse denunciato? Non rimaneva di sicuro che di ammazzarlo.

E come si doveva fare? dove tirarlo? Il vecchio era sospettoso. Non trovando il notaio, come era stato convenuto, non avrebbe messo fuori i denari, forse egli veniva senza denari o con titoli legati al suo nome. Bisognava anche su questo punto operare con prudenza, con spirito, fargli una lieta accoglienza, indurlo a parlare, fargli vedere il palazzo, il gran salone di sopra, le cucine, le stalle, le cantine...., ripeteva il suo pensiero, sottolineando, sto per dire, questa parola...., le cantine.

Se egli poteva persuadere il prete a discendere una dozzina di gradini, fin dopo il primo portone di legno, una volta rinchiuso là sotto, non c’era ne Dio, nè Cristo, nè Belzebù, che avreb-