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gi nel segno del Capricorno. Notateli che io li credo veri veri.

— Fosse il signore del cielo che v’ispira! — esclamò Filippino, prendendo in mano la penna.

— Scrivete il 4. (Questo era il giorno di sua felice partenza). Il 30 (cioè il prezzo della villa). E finalmente il 90, che vuol dire tutta la fortuna per voi e per la vostra Chiarina. Filippino, addio, vado a portare un morto a Miano. Addio.

E col suo bellissimo cappello nuovo «u prevete» coll’animo più leggiero, dopo qualche giravolta nei vicoli, arrivava alla stazione che sonava giusto mezzodì.

Venti minuti dopo egli rannicchiavasi in un vagone di terza classe, stringendo col braccio San Tomaso e tutta la sua scienza. Nessuno l’aveva veduto partire e tutti pensavano che egli andasse a Miano a portare un morto. Il morto l’aveva bene sotto la mantellina, ma era un morto che fa risuscitare i vivi.

— Addio, sta lì città dell’invidia, della camorra, dell’ignoranza, — esclamò in cuor suo quando il treno si mosse, e in fondo alla memoria si mosse anche un versetto latino, che egli aveva studiato da ragazzo e che dice: «Beatus ille qui procul negotiis....»

La giornata era bella, serena, fresca, una vera giornata allegra di aprile. Ma «u prevete» non era buon astrologo questa volta.