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si trovò alla mattina del giovedì, 4 aprile, quasi senza accorgersene.
Di solito usciva di casa verso le nove per recarsi a dire la messa alla chiesa di Porto Salvo.
Quel dì uscì all’alba, quando la gente è più occupata di sè nei preparativi della giornata. Uscì dai quartieri popolari e col suo grosso volume di San Tomaso sotto il braccio, pieno di valori, andò verso la Marina dove sperava di non essere conosciuto. Non volendo mostrarsi al pubblico, non disse per quel dì la solita messa e andò invece a prendere una tazza di cioccolata in un caffeuccio remoto verso la Dogana.
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Quando Gennariello ebbe aperto il suo bugigattolo, prete Cirillo gli consegnò la chiave e la lettera dicendo:
— Terrai la chiave fino al mio ritorno e porterai questa lettera a don Ciccio Scuotto, il «paglietta», che abita presso la chiesa di San Giovanni a Mare. Io devo accompagnare un gran morto, un senatore, fino al cimitero di Miano, dove lo portano a seppellire nella tomba di famiglia, e non voglio portare la chiave in tasca.
— Volete che vi pulisca le scarpe, zio Cirillo?
— Sì, per rispetto al morto.