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Prete Cirillo non perdette il suo tempo.
Molte cose doveva prevedere e stabilire anche lui per sottrarsi senza dar sospetto alle persecuzioni che oggi non poteva più sopportare.
Trovato Cruschello, liquidò molti conti, lasciandogli guadagnare più che non meritasse; ma dovette mostrarsi largo di mano per invogliarlo a pagare e far presto.
Poi passò alla Cassa di Risparmio del Banco di San Giacomo e ritirò molte cartelle di rendita al portatore che aveva depositate per maggior sicurezza. Erano i frutti di una vecchia eredità e delle sue segrete speculazioni.
Poi scrisse un biglietto al suo padrone di casa, in cui gli diceva che per urgenti affari di famiglia doveva allontanarsi improvvisamente da Napoli. Nell’incertezza s’ei sarebbe tornato, consegnava i denari della pigione e la chiave dell’uscio a Gennariello il ciabattino, suo nipote, che avrebbe ritirata la roba secondo le sue istruzioni.
Poi corse al Sacro Monte a perorare la causa del povero barone. Trovò il segretario e gli dimostrò colle lagrime agli occhi come il libertino fosse sull’orlo di un abisso. Non bisognava, col