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fortuna, che le donne, i ragazzi e la parte più paurosa della popolazione fosse raccolta a piangere e a pregare sulla soglia e sulla scala del parroco moribondo. Martino, attaccato alla corda della campana, dava i suoi colpi lenti, singhiozzanti, asciugandosi di tanto in tanto gli occhi colla manica, intercalando ai colpi qualche versetto latino tolto al libro della messa.

— Conduceteci alle scuderie, — disse il giudice al segretario.

— Le signorie vostre favoriscano per di qua.

La triste compagnia si avviò verso le scuderie.

Attraversarono una legnaia, giunsero nel cortiletto, e si arrestarono in silenzio davanti al mucchio che formavano i mattoni, la sabbia, la calce.

Tutto era ancora al suo posto, fin la leva di ferro conficcata nella calce.

— Vengano due uomini con badili, — disse il giudice.

E mentre il segretario andava in cerca degli uomini, i presenti girarono gli occhi intorno in silenzio pel triste andito.

Pioveva, e l’acqua del tetto, cadendo nel cortile, saltellava sopra un piccolo selciato. Per non bagnarsi troppo don Ciccio e il giudice si trassero verso la stalla, e stavano citando ancora l’autorità di Puffendorf, quando intesero un gemito lungo che pareva venisse di sotterra.

Era ancora il cane di Salvatore, che stormì