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vanti un barone di Santafusca, che non si lascia arrestare come un guappo.

Così dicendo, si chinò, afferrò la sedia colle due mani, e alzandola colla vigoria dei suoi muscoli furibondi, cercò di farsi ancora una strada verso la libertà.

Successe una scena indescrivibile.

I giudici si alzarono spaventati e si ritrassero verso la parete di fondo, scompaginando nella fuga sedie, carte e libri. Il vecchio usciere per poco rimaneva massacrato dalla sedia che l’assassino gli scaraventò sulla testa; guai a lui, se non si abbassava a tempo!

Seguì una lotta fiera a corpo a corpo, tra l’assassino inferocito e i due soldati dalle braccia robuste, che lo avvinghiarono come un orso feroce. L’assassino rotolò in terra ai piedi della tavola, trascinando con sè uno dei carabinieri che tentò di mordere al viso. Finalmente, coll’aiuto d’altri secondini accorsi, fu domato, legato...., ma la giustizia umana non ebbe nelle mani che un povero pazzo.

Il barone era stato tradito e punito dalla sua stessa coscienza.