Pagina:De Marchi - Il cappello del prete, 1918.djvu/29


— 13 —

centomila lire, perchè la posizione è stupenda, nè lontana, nè troppo vicina alla città e può anche servire di villeggiatura a Sua Eminenza.

«Se arrivo a tempo a stringere il contratto prima della domenica in albis, una volta diventato padrone dello stabile e scaricata l’ipoteca del marchese di Spiano, ho, come si dice, il coltello pel manico. Trenta e dieci fanno quarantamila lire, che posso, nel giro di pochi giorni, cambiare in cento. Ne spendessi anche cinquantamila, è sempre un affare luminoso....».

Chiuso nel suo bugigattolo, in mezzo allo squallore della più sordida avarizia, l’anima rugginosa del vecchio prete mandava degli splendori. Schiacciandosi e fregandosi i palmi delle mani, pensava che avrebbe potuto chiedere anche centoventimila lire all’arcivescovo e salvare per sè il diritto di una stanza nel collegio coll’obbligo di una messa quotidiana, tavola comune e pulizia di letto.

Pensava ancora che al marchese poteva limitare il conto, mostrando che il barone era un uomo rovinato, e così, colla scusa di salvare un’anima, avrebbe potuto persuadere il canonico del Sacro Monte delle Orfanelle a contentarsi di una mezza somma e a mettere la cosa in tacere.

Prete Cirillo vedeva crescere il suo mucchio da tutte le parti e la faccia di pesce fritto pigliava nella luce giallognola della finestra una fosforescenza di vecchia moneta d’oro. Al barone non restava che di bere o di affogare.