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Il barone, la testa del quale navigava già in un mare torbido e burrascoso, tornò a fissar l’occhio bianco e cristallino sulla finestra.
— Scusi, eccellenza, si accomodi pure, — riprese a dire il giudice con voce più composta.
— Anche noi non abbiamo mai messo in dubbio l’esistenza di un cacciatore.... Si accomodi.
Il barone andò a sedersi sopra una scranna che portò egli stesso nel mezzo della sala, e cominciò a far dei calcoli e dei confronti tra il suo orologio e il quadrante appeso alla parete. Si sarebbe detto che il processo non lo toccasse più.
— Dunque vediamo d’orientarci, caro barone, per venire a una conclusione, — cominciò a dire colla amabilità solita il signor giudice: anzi, infilando egli stesso il racconto con una di quelle astuzie inquisitorie che non sbagliavano quasi mai, entrò nell’animo del testimonio e cercò di tirarlo a sè: — Un cacciatore dunque fu veduto alla Falda, all’osteria del «Vesuvio»; poi fu veduto da un cantoniere della strada ferrata, e finalmente pare che abbia preso il largo in una barchetta da pesca che trovò presso alcuni scogli. Va bene?
— Precisamente, — tornò a dire Santafusca col tono semplice e naturale di chi ha veduto e quasi toccate le cose che afferma.
Il cavaliere Martellini tornò a rimestare nelle carte, per dar tempo all’animo di ricomporsi. Gli altri due signori che sedevano ai capi della ta-