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L’usciere si avvicinò alla cesta con passo lento e vacillante e la scoprì.

Il cavaliere Martellini si alzò e disse:

— Favorisca, eccellenza.

Il barone, che sedeva più basso, non poteva arrivare cogli occhi fin sopra la cesta. All’invito replicato del giudice fece per muoversi, ma non potè subito per una specie di paralisi nervosa.

— Scusi, se non le rincresce incomodarsi....

«U barone» sentì che non poteva rimanere lì, duro duro, incantato. Si spaventò di questa sua fisica incapacità, molto più che gli parve di scorgere in viso al cavaliere un senso di meraviglia; si riprese, e con uno di quegli sforzi supremi con cui soleva pigliarsi quasi per i capelli, andò diritto fino al banco e guardò.

Il cappello del prete, nella sua eleganza di cappello nuovo, spiccava sul fondo rossiccio di una sacca o carniere da cacciatore.

Il cavaliere continuò:

— Ecco il famigerato cappello: lo osservi, eccellenza. La giustizia sa di sicuro che questo cappello fu venduto a prete Cirillo la mattina del giorno quattro di aprile. Don Antonio l’avrebbe trovato nella stanza di Salvatore, che forse l’avrà raccolto in giardino. Per scrupolo di coscienza fu inviato in una scatola a Filippino Mantica. In questo intervallo prete Cirillo scomparve e non si sa più nulla dei fatti suoi. Il cappello porta qualche ammaccatura leggiera qua e là, qualche macchia di calce.... osservi, vede?