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cominciò a guardare diritto avanti a sè coll’occhio fisso nella luce chiara della finestra, colle gambe accavallate, col suo splendido cilindro in mano. Agitò il bastone, si guardò la punta dei guanti....

Non sai nulla! — tornò a dire la voce prudente e segreta.

Il giudice perdette un po’ di tempo a cercare una carta tra le carte; poi, col tono uniforme di una campana, cominciò:

— Il suo nome?... Scusi, sono le solite formalità.

— Carlo Coriolano barone di Santafusca, — rispose il barone con enfasi.

— Figlio?

— Di Nicolò.

— Età?

— Quarantacinque.... credo.... però...

«U barone» sorrise un poco.

Sorrise un poco anche il giudice.

— Abitante?... lo sappiamo.... non importa.

Il giudice mormorò alcune parole al vicino che alzò il naso armato di due grandi occhiali.

Il vecchio usciere cominciò a dondolare come un pendolo dietro le spalle del testimonio.

«U barone» che lo vedeva colla coda dell’occhio non potè resistere alla voglia di voltare il capo e di guardare ancora una volta quella secca figura di merluzzo vestita di nero.

Era un gran mistero per lui come avesse potuto credere di distruggere il corpo del delitto,