Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 12 — |
rone, fingendo ancora un’anima compunta e stracciata dal dolore. — Vi aspetto alla Villa e badate che nessuno si accorga della vostra partenza. La gente verrebbe a perseguitarvi fino in paradiso per avere i numeri.
— Lo so, ho già studiato il modo di ingannare i curiosi.
— Ma portatemi i denari, per amor di Dio, perchè io muoio di fame.
— E voi pensate al notaio.
— Conoscete don Nunziante?
— Molto bene, è un galantuomo.
— Lo condurrò con me e stenderemo il contratto. Addio, don Cirillo.
— Che il Signore vi aiuti, eccellenza. A giovedì.
Prete Cirillo chiuse in fretta l’uscio, perchè la gente non avesse a udire le sue combinazioni e si fregò allegramente le mani come chi sa di aver fatto un buon affare. E veramente il furbo vecchietto aveva coltivato con malizia l’orto del diavolo. Egli ragionava così:
«Il barone ha bisogno di denaro e, non può tirare in lungo le trattative. La villa è desiderata da monsignor arcivescovo, che vuole collocarvi un seminario e un collegio teologico. Monsignor vicario era già incaricato di parlarne al barone e l’avrebbe già fatto, se le funzioni della settimana santa non avessero impedito il degno prelato.
La Sacra Mensa è disposta a spendere fin