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Un improvviso sgomento gli fece vedere un grande abisso spalancato sotto i piedi. Chi l’aveva sospinto a poco a poco fin sulla soglia della prigione? Gli parve ancora di sentire sulla schiena la mano invisibile che lo urtava bel bello, e si voltò rapidamente.
Si vergognò della sua viltà. Rifece rapidamente il sunto delle mille idee ch’egli aveva raccolte in quei dì sull’infinità dello spazio e del tempo e sul pio riposo della morte.
Non era da uomo pazzo il soffrir tanto per una sì meschina contingenza?
— Vostra eccellenza è pregata a entrare.
Queste parole furono pronunciate con un tono di umile ossequio da un vecchio usciere, magro come un merluzzo, dal capo sottile e bianco, vestito d’una sciupata toga nera.
«U barone» stette come incantato a guardare quell’uomo dalla testa piccina vestito anche lui come un prete.
— Si accomodi, per di qua, eccellenza.
Santafusca fece ancora uno sforzo sopra sè stesso, e si spinse avanti. Il vecchio usciere, vedendo che stava per infilare un uscio falso, gli pose gentilmente una mano sulla schiena e balbettò:
— Scusi, per di qua.