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poteva salvarlo il bosco. Frate o brigante, per conto suo era tutt’uno, purchè non gli mettessero le mani addosso....

Così pensava, ancora tra sè, bilanciando il pro e il contro, la vita e la morte, il tutto e il nulla, mentre era già in vista del palazzo di giustizia. Vi erano quasi due forze operanti in lui, una razionale che lavorava nel vuoto, senza addentellati, un’altra istintiva e sofferente che lo sospingeva. Così proviamo tutti quando andiamo a farci strappare un dente che ci fa soffrire le pene dell’inferno: la volontà ha paura, ma il dolore ci tirerebbe il capo sotto la mannaia.

Sul punto di porre il piede sulla soglia di quel tribunale, dove da una settimana si erano occupati de’ fatti suoi, «u barone» sentì sprofondarsi in un gran buio. Fu una breve vertigine, contro la quale reagì, puntando il bastone a una delle colonne presso il portone e appoggiandovisi un momento col petto. Se egli avesse avuto occhio per vedere le cose del mondo, avrebbe notato nella corte e sotto i portici un gruppo di persone che al suo comparire si mossero e si agitarono, susurrando il suo nome mentre egli passava davanti.

Erano costoro le persone che avevano avuta una grande o una piccola parte nel processo detto del cappello, e che tornavano ancora, forse per l’ultima volta, a mettersi a disposizione del signor giudice istruttore.

C’era Filippino il cappellaio, vestito come un