Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 247 — |
testa. Di là era venuta l’idea di ammazzare il prete, di là il principio che un uomo vale una lucertola, e che vivi e morti fermentano tutti dell’istesso lievito.
Di là finalmente erano venuti i consigli prudenti, i suggerimenti, le induzioni, le insidie e i piani di guerra.
Di là dunque doveva venire anche la difesa.
Già se la sentiva piena e armata come una fortezza questa povera testa, e quando vi portò la mano, gli parve di toccare un forno ardente.
Povera testa! Da un mese e mezzo, cioè dal giorno che il canonico del Sacro Monte delle Orfanelle gli aveva mandato a chiedere le quindicimila lire, non aveva avuto più un’ora di tregua e di riposo. Fin gli stessi sonni profondi, in cui cadeva di tanto in tanto, non erano che la conseguenza di una snervante fatica cerebrale.
Pazienza! era l’ultimo giorno. Fra cinque ore egli avrebbe potuto partire senza dar sospetto a nessuno....
Partire! che gioia quando fosse stato quattrocento leghe al di là del mare! Sarebbe andato in Ispagna. Perchè no? la Spagna è la patria dei «toreros» e delle andaluse.
Era un poco anche la patria della olimpica principessa di Palàndes.
E mentre pensava queste cose per dar riposo e svago alla testa, finì di vestirsi. Di rado la gente aveva veduto il barone di Santafusca più elegante: panciotto bianco, tuba lucida, guanti