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È in casa del prete Cirillo che noi troviamo ora «u barone», che durante le feste di Pasqua non aveva perduto il suo tempo.

«U prevete» offrì una sedia di legno colle paglie rotte, andò a chiudere l’uscio ben bene, e tornò a sedere davanti a un tavolino ingombro di carte e di libri vecchi. Allora disse «u barone»: — Avete pensato, don Cirillo?

— Ci ho pensato.

— E la villa l’avete veduta?

— L’ho vista, eccellenza.

— Vi piace?

— Poco mi piace, ma non son lontano dall’acquistarla. Vi do ventimila lire, eccellenza.

— Voi fareste bestemmiare un eremita, don Cirillo. S’era detto quarantamila in principio, poi trenta, ora dite venti, per il sangue di.... — «U barone» cominciò a sfilare bestemmie.

— Ebbene ve ne darò trenta, — interruppe il prete che non amava le brutte parole, — ma voi dovete dimostrarmi che la casa è netta da ogni ipoteca.

— Io vi ho giurato che essa è netta come