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— Cioè....

— Non per vantarmi, eccellenza, ma siccome ho l’onore di servire anche il cavaliere Martellini che ha in mano l’istruttoria, così posso sapere qualche cosa che i giornali non sono in grado di sapere.

— Oh! oh! — esclamò «u barone» che ritto davanti allo specchio, disfaceva per la seconda volta il nodo della sua cravatta.

— Ne discorriamo qualche volta insieme, io e il cavaliere, che è un uomo fino, alla mano.... che sa il conto suo, non nego: ma alle volte vede di più una formica in cima a un palo che non un elefante.

— Ah! ah! ebbene? sentiamo....

— Il prete, non quel morto, il vivo avrebbe deposto: primo, ch’egli non ha mandato mai nessun cacciatore alla Falda a riscattar cappelli; secondo, che non ha parenti, e tanto meno nipoti che facciano il cacciatore; terzo, che il cappello mandato da lui a Filippino era nuovo, mentre il suo era vecchio e usato, e che per conseguenza il povero diavolo arrestato sotto l’accusa di aver ammazzato «u prevete» non avrebbe nemmeno toccato il suo cappello. E intanto, un po’ per le lungaggini, un po’ per le ciarle dei giornalisti, il cacciatore piglia il largo, e addio suonatori.

— Tu credi proprio che.... il cacciatore sia il reo....

— Non ho più un dubbio, come non dubito che vostra eccellenza sarà dimani il più ele-