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zia intanto che il processo è nelle mani di quel zelante e bravo giudice istruttore che è il cavaliere Martellini, lustro del foro napoletano, non che grande scacchista e adoratore del gentil sesso.

«Abbiamo già detto come sulle traccie del cappello del prete, scoperto nei dintorni di Santafusca e mandato a Napoli in una scatola, fosse stato interrogato il parroco di quella terra, e come dietro le deposizioni del reverendo, la giustizia avesse sguinzagliato i suoi cagnotti — la frase è d’obbligo — sulle traccie dei colpevoli.

«Le mani furono subito poste sopra un certo Giorgio, un oste che sta alla Falda, all’insegna del «Vesuvio», il quale (l’oste, non il Vesuvio) sarebbe stato trovato in possesso d’un cappello, ma viceversa poi non era il cappello di prete Cirillo.... Anzi il cappello sarebbe stato consegnato, secondo le deposizioni dell’oste, a un misterioso cacciatore (qui comincia il fantastico) che in un certo giorno si sarebbe presentato a ritirare il falso cappello del prete a nome di don Antonio parroco di Santafusca.

«Che esista un cacciatore interessato in questa faccenda, oltre alla testimonianza dell’oste, c’è quella di alcuni contadini e di alcuni muratori. Ma nessuno sa dire chi sia il misterioso cacciatore, da dove sia uscito, dove sia andato a finire.

«Ma la giustizia che ha le gambe lunghe,