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«— Nemmeno. Si è semplicemente trovato il suo cappello.
«Un cappello? ma che faccenda è questa? Pare una favola delle Mille ed una notte e non è che la verità».
Il giornale, dopo aver raccontato il fatto, riportandolo dal «Popolo Cattolico» senza citarlo, concludeva:
«Abbiamo mandato uno dei nostri reporter a Santafusca a raccogliere dei particolari, e terremo informati i nostri lettori di tutta questa bizzarra e non semplice faccenda».
A poco a poco, «u barone» aveva potuto decifrare il senso di queste parole, e in mezzo alle fiamme e al fumo della sua ubbriachezza gli apparì chiaramente il pensiero del suo pericolo. Una forza più potente della ragione e del caso si pigliava burla di lui. Sentì un fiotto di sangue montare precipitosamente alla testa seguito da un fiotto di bile che gli fece amara la bocca. Diventando ad un tratto frenetico, lacerò rabbiosamente il foglio, se lo cacciò in bocca, lo morse, urtò e ruppe i vetri della finestra e andò a rotolare, ruggendo come una bestia feroce, sotto la tavola. Ne nacque un tremendo scompiglio. Le ragazze spaventate, strillando come aquile, fuggirono di qua e di là, mentre i servi accorsi al rumore e alle chiamate, aiutavano a portar via il barone ubbriaco, duro e stecchito come un epilettico.