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Intanto il cacciatore, cogli occhi fissi all’impalcato sorrideva mostrando i denti e battendo le dita sul piattello. Egli stava per dare l’ultima mazzolata a prete Cirillo.
Quel sinistro uccellaccio avrebbe cessato di svolazzargli intorno? Rideva gelidamente, ma nello stesso tempo il cuore malato picchiava forte. Nel cappello era rimasto un brandello dell’anima del prete, e in fondo egli aveva paura d’incontrarsi anche in questo spauracchio.
*
Non avrebbe creduto mai d’essere uomo così vile. Ma forse lo siamo tutti così, giovani e vecchi, naviganti nel gran mare delle cose!
Gli zoccoli di Giorgio risonarono sull’impalcato, e scesero gravi sui gradini della scala di legno. Il cacciatore immobile e composto si puntellò colle braccia alla tavola. Finalmente Giorgio, per far la burletta del prete, cacciata la testa cogli occhi gonfi e col cappello in capo da un finestrino, che dava aria al sottoscala, con voce sguaiata, si mise a cantare «alleluja, alleluja».
Il cacciatore a quella vista grottesca trasalì e colla mano rovesciò la mezzina del vino. Per poco egli avrebbe urlato di spavento: ma l’oste venne fuori e cominciò a ridere del suo scherzo.