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— Volete dire forse del barone.... — soggiunse ridendo il cacciatore.
— Di lui e di tutti quanti: ma costui forse è peggiore degli altri. Mio zio non ha lasciata la croce d’uno scudo, dopo quaranta o cinquant’anni di utile servizio, e «u barone» spende sacchi d’oro colle sgualdrine. Ma guardate, dicono che ciò deve cangiare una volta....
— Allora siete proprio voi che siete venuto un giorno alla villa a prendere certe robe.
— Ci sono stato or sono quindici giorni.
— Io sono parente del parroco di Santafusca, son figlio di una sua sorella, — disse il cacciatore con piglio alla buona.
— Di don Antonio? un sant’uomo....
— E mi pare di avervi veduto passare in compagnia del segretario....
— Precisamente. Aveva lui le chiavi della stanza....
— Conoscevo anche il vostro povero zio. La sua morte mi ha riempito il cuore di lagrime! Il cacciatore disse tutto ciò con animo sincero.
— Siete del paese?
— Io sto presso Napoli e vengo spesso a Santafusca a caccia; ma si piglia niente quest’anno....
— È un anno povero davvero.
— E poichè siamo sul discorso, — soggiunse dopo un respiro il cacciatore, che pareva un uomo semplice e disinvolto, — non avete preso per caso insieme alle altre robe anche un cappello da prete?