Pagina:De Marchi - Il cappello del prete, 1918.djvu/179


— 163 —


— Volete dire forse del barone.... — soggiunse ridendo il cacciatore.

— Di lui e di tutti quanti: ma costui forse è peggiore degli altri. Mio zio non ha lasciata la croce d’uno scudo, dopo quaranta o cinquant’anni di utile servizio, e «u barone» spende sacchi d’oro colle sgualdrine. Ma guardate, dicono che ciò deve cangiare una volta....

— Allora siete proprio voi che siete venuto un giorno alla villa a prendere certe robe.

— Ci sono stato or sono quindici giorni.

— Io sono parente del parroco di Santafusca, son figlio di una sua sorella, — disse il cacciatore con piglio alla buona.

— Di don Antonio? un sant’uomo....

— E mi pare di avervi veduto passare in compagnia del segretario....

— Precisamente. Aveva lui le chiavi della stanza....

— Conoscevo anche il vostro povero zio. La sua morte mi ha riempito il cuore di lagrime! Il cacciatore disse tutto ciò con animo sincero.

— Siete del paese?

— Io sto presso Napoli e vengo spesso a Santafusca a caccia; ma si piglia niente quest’anno....

— È un anno povero davvero.

— E poichè siamo sul discorso, — soggiunse dopo un respiro il cacciatore, che pareva un uomo semplice e disinvolto, — non avete preso per caso insieme alle altre robe anche un cappello da prete?