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XVI.


Il cacciatore.


«U barone», tornato a Napoli, per qualche giorno si sforzò di non più pensare nè a prete Cirillo, nè al suo cappello.

L’uno era ben chiuso in un luogo sicuro, e la chiave era chiusa anch’essa in un cassettino segreto della sua scrivania; l’altro, il cappello...., ma per quanto si sforzasse di non pensarci, non poteva aver l’animo tranquillo su questo argomento. Un brandello del morto sopravviveva in quel nero spauracchio e se lo sentiva svolazzare intorno. E non poterci metter la mano addosso! Egli sarebbe stato tanto ricco e tanto quieto senza questa sciocca paura!

Inutilmente cercò di stordirsi nel giuoco, al club, con Marinella, nelle visite eleganti che aveva ripreso con qualche fortuna.

— A che cosa pensi, barone? — gli chiese un giorno Marinella, mentre egli si era fissato coll’occhio vitreo su quell’ombra nera e fastidiosa.