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Dio non aveva accettato il suo patto, segno che Dio non esiste. Altrimenti avrebbe avuto compassione.

Bisognava cominciare da capo e soprattutto non perdere la testa. Bisognava ragionare, ragionare.

Salvatore era morto due o tre giorni dopo il fatto e d’un colpo improvviso. In quei due o tre giorni nel suo lungo far nulla poteva esser passato dal cortile e aveva raccolto il cappello. O forse l’aveva portato in casa il suo cane.... A questa idea corse fuori in giardino.

Se avesse potuto parlare quel maledetto cane!

Trovato il cappello, nulla di più naturale che Salvatore lo portasse intanto in camera sua.

«U barone» corse a vedere nella stanza.

Il morto non aveva lasciato che il canterano, e il fusto del letto con un pagliericcio. Aprì un cassettone e non vi trovò nulla. Aprì un altro, un terzo, guardò sotto il canterano, sotto il letto, toccò, palpò il pagliericcio da tutte le parti.... Nulla. Allora tornò fuori in giardino.

Il cane poteva benissimo aver portato il cappello in giardino o nella vecchia serra dei fiori.

«U barone» fece il giro del giardino, entrò nel boschetto, cercò presso la fontana, corse in serra, dove era la cuccia del cane, e non vi trovò che delle ossa spolpate.

In preda a uno spaventoso parossismo, che gli impediva di fermarsi, entrò nel palazzo e co-