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— Vieni, vieni.

Ma non erano più i tempi in cui una tonaca salvava un tristo dalla forca e lo mandava santo in paradiso.

Don Antonio avrebbe provato un tale spavento a udire la confessione dell’assassino, che ne sarebbe morto: o avrebbe avuto tanta pena e difficoltà a conservare il segreto, che invece di uno avevi due infelici, per non dire due colpevoli, uno dei quali non avrebbe mai ritrovata la sua pace, se non colla morte dell’altro.

Dopo un lungo e faticoso rimuginare, in cui ritornavano confusamente idee o brandelli di idee già passate, già discusse e respinte, il barone, più persuaso di prima che in lui, in lui solo era posta la sua sicurezza, si risolse con uno strappo forte alla volontà a discendere i gradini che davano in giardino: e passo passo con pesante lentezza, e poi con crescente impeto di speranza, rasentò il palazzo, entrò nel portico delle scuderie, traversò una bassa legnaia tappezzata di ragnatele: e un passo, due passi ancora, giunse fino allo sbocco del cortiletto chiuso tra il muro di cinta e il muro delle stalle.

Qui si fermò ancora un poco. Aveva bisogno di raccogliere le forze.

I polsi delle tempie picchiavano a rompere il capo. Un gran silenzio regnava in quel luogo, un silenzio pieno di cose.

Dal posto ov’era arrivato non vedeva ancora il mucchio della sabbia e dei mattoni, che cir-