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io soffro atrocemente? Perchè non si crea egli unico giudice in cielo di questo sincero verme della terra?
A questo punto, meravigliato egli stesso di intendere le sue parole (quasi che un frate predicasse in lui), si fermò.
Passeggiava da un’ora per la fredda galleria senza avere nessuna misura del tempo. Un gran silenzio, un’afa calda e chiara pesava sul verde sgocciolante del giardino.
Si era fermato davanti a una domanda più strana e più paurosa di tutte le altre:
Perchè non andava da don Antonio a confessar tutto?
La dolce sembianza del buon vecchio aveva risvegliato un gran numero di affetti che parevano morti, e non erano che assopiti sotto il cumolo delle grosse passioni.
Forse era il buon vecchio che parlava in lui in quel momento, colla voce stessa con cui lo aveva battezzato e benedetto nel nome della santa Trinità.
Sonarono due ore al campanile della parrocchia, e Santafusca riconobbe la squilla argentina, che soleva tenergli compagnia e dissipargli le paure nelle veglie infantili, che lo risvegliava al mattino, quando l’alba si schiude e nella riga bianca dell’orizzonte cominciano a scuotersi e a cinguettare gli uccelli.
Quei due tocchi argentini di campana pareva dicessero: