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tario che pareva sprofondata. Fruga, fruga, la trovò (e mentre cercava colle mani, il suo pensiero seguitava a indagare), l’aperse, era in data del 9. Salvatore era morto il giorno 8. Oggi era il giorno....

«U barone» sollevò gli occhi all’almanacco e vide ancora il numero

4

Non lo aveva egli già strappato una volta quel maledetto numero? Chi si divertiva a impastarglielo davanti? Oh! che bisogna credere agli spiriti? Anche il 4 aveva la figura del cappello.

Baie! spaventi d’uomo colla febbre! — «U barone» se la sentiva venire addosso la febbre, ardente, e si rannicchiò in un cantuccio, prese tutta la testa fra le due mani aperte, la tenne ferma, e comandò a se stesso la calma, la freddezza, lo spirito positivo, l’oggettività insomma della riflessione.

Che cosa era infine quello straccio di cappello in paragone dell’universo siderale? Possibile che egli dovesse soffrire per sì poco?

No, no, bisognava guardar le cose con occhio filosofico, ragionare, ragionare soprattutto.

Il prete dunque era stato ucciso il giorno 4, Salvatore era morto l’8. Oggi eravamo ai 15 o ai 16 di aprile. Erano dunque passati dieci o dodici giorni buoni e nessun segno appariva che il cappello fosse stato trovato.... Cioè, poteva