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scitata una di quelle sensazioni latenti, che secondo il celebre Panterre, precipitano e dormono anche per lunghi anni nelle fosse cerebrali, finchè una sensazione più viva non le risveglia d’un colpo e le fa saltar fuori.
Il grande colpevole non poteva capacitarsi come avesse potuto lasciare sul luogo del suo delitto una prova tanto pericolosa. Gli ripugnava di credere al tradimento d’una forza estranea e superiore. Il dottor Panterre aveva un capitolo su certi fenomeni d’inerzia e d’insensibilità cerebrale, che potevano spiegare anche questa terribile distrazione.
Comunque fosse, il cappello del prete si alzava dal mucchio, grande, nero, sozzo, peloso come un osceno pipistrello, come un fantasma accusatore.
«U barone» corse a girare la chiave nella toppa, come se temesse che dall’uscio avessero a fuggire i suoi pensieri.
Egli aveva bisogno di fare ancora i suoi conti. Credeva di aver finito tutto coll’ammazzare un uomo e tutto era ancora da farsi, se però era ancora a tempo.
Se il cappello era rimasto sulla cisterna quasi per dire: «hic jacet presbyter», nulla di strano che Salvatore, facendo il giro della casa, l’avesse trovato.
Ma Salvatore era morto.
Quand’era morto?... Cercò tra i molti giornali, accatastati sulla scrivania, la lettera del segre-