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il nome squillasse come una trombetta. — Sensazioni! — Non perdette tuttavia le staffe, anzi fu contento che si cominciasse a parlare del morto come di un vivo qualunque.

— Precisamente don Cirillo, — rispose monsignore.

— Difatti, — seguitò «u barone» con voce naturale, — questo prete era stato da me qualche volta e si doveva combinare una gita insieme. Allora io ero in un momento di grandi bisogni. Poi a un tratto questo prete è partito. Dicono che abbia paura di restare a Napoli, perchè è in voce di negromante, di stregone, d’indovino, che so io? («u barone» rideva). Ci deve entrare la camorra, il giuoco del lotto, la vincita di un mezzo milione; ne ha parlato anche il «Piccolo» e credo anche il «Popolo Cattolico».... Ecco quanto, monsignore.

Bisognava sapere che monsignore non leggeva mai i giornali e che preferiva nei momenti di riposo fare qualche sonnellino nella poltrona, anzichè ascoltare i pettegolezzi di sacristia. Si può immaginare come rimanesse, sentendo dire che a Napoli c’era un prete negromante, stregone, camorrista, che aveva vinto mezzo milione, un prete scomparso.

«U barone» lesse la meraviglia sul volto e negli occhi del prelato e si affrettò a raddolcire l’effetto delle sue parole.

— Io non ho veduto che una volta questo prete, ma poichè oggi ho potuto provvedere diver-