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s’era confessato l’anno prima e che d’allora in poi il meschino non aveva avuto nemmeno la volontà di peccare, lo assolse «in articulo mortis», lo benedisse, e gli chiuse gli occhi «in vitam aeternam, amen».

Martino rimase a custodire il morto in compagnia del procaccio comunale.

— Ecco un uomo arrivato al suo porto, — diceva fra sè stesso il vecchio piovano, ritornando verso la canonica.

E mentre andava pensando al modo di fargli un poco di funerale e alle parole che doveva scrivere al barone per dargli la ingrata notizia, venendo su molle molle per lo stretto sentiero, vide sul terreno l’ombra del suo cappello sbattuta dal sole e si fermò. Girò un poco il capo per far giocare l’ombra in terra e gli parve che non fosse l’ombra solita, voglio dire quella che da tanti anni lo accompagnava nelle sue passeggiate al sole.

La differenza era nelle tese. Mentre di solito il suo largo triangolo colle ali distese come una vela al vento riempiva dell’ombra sua quasi tutto il viottolo, dando l’immagine d’un uccellaccio che traversi colle ali stanche un braccio di mare, questa volta l’uccellaccio aveva qualche cosa in sè di più svelto, di più aggraziato, pareva insomma il figliuolo del primo.

Non sapendo come spiegare lo strano fenomeno, don Antonio si levò il triangolo dal capo e vide ch’era avvenuto uno scambio. Non era più